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Studi & Revievs

Psyco
Psycho
(1960)

 

La sceneggiatura in lingua originale

Revised Draft - December 1, 1959.
Written by Joseph Stefano. Based on the novel by Robert Bloch.
Produced by Paramount.

formato PDF

1960

     
     

Reviews

       

(Non) vedetelo dalla fine

“E’ proibito, categoricamente proibito, entrare in sala dopo l’inizio del film”. C’era scritto così sul manifesto di “Psyco” e non era un appello a spettatori masochisti. A quel tempo era proprio un’abitudine entrare al cinema in qualsiasi momento: ognuno stabiliva il proprio orario e il film iniziava dal punto che il caso ti faceva capitare sotto gli occhi.
Chissà se era un danno grave. O se il film, ricostruito arbitrariamente, si lasciava indietro il suo retaggio letterario, per riproporsi come immagini e suoni allo stato puro, capaci di trasmettere emozioni anche al di fuori dell’ordine narrativo tradizionale. Mi ricordo di un critico tra i più rigorosi che scrisse una recensione cominciando così: “Siamo entrati in sala mentre la protagonista pronunciava la frase…”. Era un fatto naturale anche per i soloni l’ingresso a piacimento. Come se un lettore cominciasse, che so, “Il pasticciaccio” di Gadda da pagina 114.
Psyco” invece andava visto dall’inizio. Categoricamente. E la cosa funzionò molto sul pubblico, tanto era bizzarra… Chissà cosa succedeva negli ultimi minuti… Chissà quale diabolica sorpresa si era inventato stavolta il mago del brivido…  Ma cosa avrebbero capito di “Psyco” quelli che fossero entrati disgraziatamente durante la scena della doccia o subito dopo? E chi avesse “saltato” la prima parte vedendo la storia non con gli occhi da Janet Leigh ma con quelli di Vera Miles? Strane cose di tempi che furono, quando gli spettatori vedevano i film magari alla rovescia, però le sale erano piene. L’ho presa alla larga, come si vede. Ma non è umanamente lecito aggiungere qualcosa a tutto quello che è stato scritto su “Psyco” in quasi quarant’anni. C’è chi la definito addirittura un saggio sul libero arbitrio. E possiamo immaginare la faccia del Maestro, che fra l’altro non si capacitò mai che quel piccolo film a basso costo, girato in bianco nero, con una troupe televisiva, diventasse nel tempo il suo più grande successo commerciale.
Meritava tanto “Psyco”? Decisamente si, anche se qualcuno può preferirgli “La donna che visse due volte” , o “Intrigo internazionale”, o “L’ombra del dubbio”, o …
Psyco” ebbe poi un altro onore: finire sulla copertina de “Il cinema secondo Hitchcock” di François Truffaut, che è il più bel libro di cinema mai scritto. Senza ombra di dubbio.
 

Gianni Amelio (regista), tratto dal settimanale Film – TV

 

 

Questo film ci appartiene 

Mi importavano poco il soggetto e i personaggi di “Psyco”; quello che mi importava era che l’assemblaggio delle inquadrature, la fotografia, la banda sonora e tutto ciò che è puramente tecnico riuscissero a far urlare il pubblico. Credo che per noi sia una grande soddisfazione usare l’arte cinematografica per creare un’emozione di massa. E con “Psyco” abbiamo raggiunto questo scopo. Non è stato un messaggio che ha conquistato il pubblico. Non è stata una grande interpretazione che l’ha sconvolto. E non è stato un romanzo che lo ha attratto. Quello che ha commosso il pubblico è stato il cinema puro. Per questo sono tanto fiero di “Psyco”: perché è un film che ci appartiene, che appartiene a noi cineasti, a lei e a me, più di tutti gli altri film che ho diretto. Con nessuno riuscirei a fare una discussione genuina su “Psyco”, nei termini in cui ne stiamo parlando in questo momento. Tutti direbbero: “non era una cosa da fare, il soggetto era orribile, i protagonisti erano insignificanti, non c’erano personaggi”. Certamente, ma la maniera in cui questa storia è stata costruita e raccontata ha portato il pubblico a reagire emotivamente. 

Alfred Hitchcock, nel libro intervista di François Truffaut, “Il cinema secondo Hitchcock”.