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Studi & Reviews

Il Sospetto
Suspicion
(1941)

 

Reviews

 

Amore & Veleno

Se James Stewart – secondo la leggenda – uccise Liberty Valance, Cary Grant non se lo poteva nemmeno sognare, un omicidio. Specie a sangue freddo, specie se la vittima designata era addirittura sua moglie. L’immagine del divo, sostenevano i competenti di Hollywood, ne avrebbe risentito. Perciò Hitchcock, innamoratosi del romanzo di Francis Iles “Before the fact”, lo dovette manipolare molto, rovesciandone il senso e la fine. E dire che aveva trovato una conclusione geniale (secondo alcuni l’ha anche girata) ma a malincuore vi rinunciò per il bene del film, che ebbe successo, però non fu mai tra i suoi favoriti.
Cosa racconta il romanzo e cosa racconta il film? Truffaut sintetizzava così le differenze: il romanzo è la storia di una donna che si accorge a poco a poco di aver sposato un assassino e alla fine si lascia uccidere da lui, per amore; il film è la storia di una donna che, scoprendo che suo marito è un farfallone, spendaccione e bugiardo, arriva a sospettare che sia anche un omicida e a immaginare, a torto, che la voglia ammazzare. Concludeva (Truffaut) che il film narra proprio un’altra vicenda, più originale di quella del libro, più sfumata.
Ma Hitchcock non sembrava molto convinto; “Suspicion” era per lui un film monco, giustamente. E raccontava il finale che avrebbe voluto: quando Cary Grant porta a Joan Fontaine il bicchiere di latte avvelenato, Joan sta scrivendo una lettera alla madre in cui confessa che suo marito la sta uccidendo e lei, pazzamente innamorata, lo lascia fare. Dopo che la moglie ha bevuto il latte, Cary Grant imbuca fischiettando la busta. E’ lui, in conclusione, a non sospettare quello che gli succederà.
Finale a parte, “Il sospetto” è uno dei film di Hitchcock che fa più paura. Per ragioni non solo di suspense, ma di quieto vivere. Poche volte si è visto sullo schermo di più sinistro nel legame tra due persone. I matrimonio non è la tomba dell’amore, ma la tomba e basta, sembra suggerire il maestro. E’ come se l’unione tra due esseri sia minata alla base da un tarlo che la corrode, e perciò ogni serenità è negata, vince l’inquietudine che porta all’inganno. Nella coppia e in generale nella famiglia trovano terreno fertile sentimenti che non si sanno dominare e che si rovesciano fatalmente nel loro opposto. In “L’ombra dl dubbio”, qualche tempo dopo, se ne avrà l’immagine più lucida. In “Marnie”, la confessione più dolorosa. Non c’è scampo. Per Hitchcock, nell’amore malato. E allora, piuttosto che un impossibile lieto fine, meglio una fine che non c’è.

Gianni Amelio, (Regista) - (Tratto dalla rivista Film-TV)

 

 

Insoliti sospetti 

Hanno classe, spirito, belle maniere, occhi che perforano il cervello. Sono i protagonisti che piacciono di più a Hitchcock, quelli sui quali fino ad un attimo dalla fine, continua a pesare i sospetto degli spettatori e degli altri personaggi. Se il prototipo assoluto resta il Cary Grant di “Il sospetto” (troppo seducente per essere cattivo, ma anche per essere davvero buono), l’ideale era già stato sperimentato da Hitchcock l’anno precedente, con il misterioso Maxim De Winter del suo primo americano: Laurence Olivier in “Rebecca” assomiglia di più all’uomo fatale di un romanzo gotico che all’innocente preso nella trappola della colpevolezza. Poi venne l’accattivante vilain Joseph Cotten di “L’ombra del dubbio”, il Gregory Peck segnato dalla follia di “Io ti salverò”, il sinuoso Cary Grant di “Notorius” (che in “Caccia al ladro” butta la stessa ambiguità in commedia), il fuggitivo Richard Todd di “Paura in palcoscenico” e soprattutto l’imprevedibile Robert Walker di “Delitto per delitto”, un assassino nato e tutt’altro che mascherato, ma dallo charme implacabile, che a Hitchcock, per sua ammissione, era molto più simpatico del protagonista buono Farley Granger. Un percorso che con gli anni si fece sempre più raffinato, fino alla totale identificazione del personaggio pericoloso e dell’eroe: James Stewart in “La donna che visse due volte” e Sean Connery in “Marnie” sono la sintesi dei protagonisti Hitchcockiani. Retti, all’apparenza, e votati alla ragione, nascondono sacche di violenza improvvisa e una capacità di distruzione esplosiva. 

Emanuela Martuni, (tratto dalla rivista Film-TV)