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Alfred HitchcocK
Studi &
Reviews
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Le sceneggiature in lingua
originale |
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Giochi degli sguardi, costante
Hitchcockiana |
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Introduction à la méthode d'Alfred
Hitchcock |
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Filmati vari di
Alfred Hitchcock |
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Le sceneggiature in lingua originale
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Giochi degli sguardi, costante Hitchcockiana
a cura di Giancarlo
Beltrame (formato
PDF)
Introduction à la méthode d'Alfred Hitchcock
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abbiamo
dimenticato perché Joan Fontaine si sporge
sul filo
della scogliera |
e che cosa
Joel McCrea
andava chissà mai a fare in Olanda |
abbiamo
dimenticato su cosa Montgomery Clift mantiene un eterno silenzio e perché Janet
Leigh si ferma al Bates motel e perché Teresa Wright è sempre e ancora
innamorata di zio Charlie di cosa Henry Fonda non è del tutto colpevole e
perché esattamente il governo americano
ingaggia
Ingrid Bergman |
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ma ci ricordiamo di una borsetta ma ci ricordiamo di un autobotte nel deserto ma, ci ricordiamo di un bicchiere di latte delle pale di un mulino di una spazzola per capelli ma ci ricordiamo di una file di bottiglie di un paio d'occhiali di uno spartito musicale
di un
mazzo di chiavi |
perché con essi e attraverso essi
Alfred Hitchcock
riuscì là dove
fallirono Alessandro,
Giulio Cesare Napoleone
prendere il controllo
dell'universo |
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può darsi che in diecimila non
abbiano dimenticato la mela di Cezanne ma saranno un miliardo gli spettatori che
si ricorderanno l'accendino dello sconosciuto
del treno
del Nord |
e se Alfred Hitchcock è stato il
solo poeta maledetto ad avere successo è perché egli è stato il più grande
creatore di forme del ventesimo secolo e perché sono le forme che ci dicono in
fin dei conti che c'è al fondo delle cose adesso, perché che altro è l'arte
se non ciò per cui le forme divengono stile e che altro è lo stile
se non
l'uomo |
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allora è una bionda senza reggiseno
pedinata da un detective che ha paura del vuoto a portarci la prova che tutto
questo non è altro che cinema in altri termini
l'arte in
fasce |
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traduzione
di Giancarlo Beltrame da Jean-Luc Godard, Histoire(s) du cinéma,
Gallimard, Paris 1998, vol. IV, pp. 78-92: |
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Chi dice Donna…
Un sospetto di misoginia: certe donne di Hitchcock incedono attraverso i
suoi film, a volte crudeli, a volte solo segnate dalla vita, e
mantengono intatto oltre la fine il loro mistero. In “Vertigo”
Judy che si trasforma due volte in Madeleine (la prima per denaro, la
seconda per amore) è solo la più emblematica. Marlen Dietrich in
“Paura in palcoscenico” (innocente) e Alida Valli nel “Caso
Paradine” (colpevole) non sono poi molto diverse, nel loro algido
gioco di seduzione. Tippi Hedren, in “Marnie” e “Gli
uccelli”, è un groviglio indecifrabile; e Grace Kelly era
comunque troppo bella per non essere pericolosa. Karen Black in “Complotto
di famiglia” è una dark lady senza scrupoli ed Eva Marie Saint
in “Intrigo internazionale” ha un “passato” da far dimenticare
all’eroe. Come aveva persino la dolcissima Ingrid Bergman di “Notorius”,
che innesca con Cary Grant il più puro dei rapporti sado-maso
hitchcockiani. Perché in realtà, le sue donne sono spesso “sospette”, i
suoi uomini sono quasi sempre sadici indolenti, solitari, inclini alla
sopraffazione e all’ossessione.
Forse, non era una questione di misoginia, né di misantropia; forse
Hitchcock conosceva bene le ombre dell’animo umano.
Emanuela Martini
– tratto dal settimanale Film-TV |
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