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Studi & Reviews
Gli Uccelli
The
Birds
(1963)
La
sceneggiatura in lingua originale
Final 2nd Revision -
March 2, 1962.
Written by Evan Hunter. Based on the novel by Daphne Du Maurier.
Produced by Universal. |
formato RTF |
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1963 |
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Reviews |
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Gli Uccelli
uccidono
"Dame"
Daphne Du Maurier per meriti letterari, o Lady Montagu Browning
per vincolo coniugale, visse venticinque in Cornovaglia, a Menaby, un
castello del Seicento a strapiombo sul mare. La prima moglie,
il suo romanzo più famoso, contava perciò su una mappa infallibile,
trasfigurata quanto basta dal quotidiano: saloni immensi e scale
sontuose, tetre cantine e spalti neri contro la luna, onde che si
frangono sulla scogliera. L'atmosfera ideale per un thriller, che
Hitchcock puntualmente esaltò nel suo primo film di produzione
americana. Rebecca è un film perfetto perchè
obbedisce ad una regola d'oro: la paura non nasce dall'ignoranza ma
dalla sapienza. Non è l'ombra di una donna morta che spaventa Joan
Fontaine ma il senso dei propri limiti, il sentirsi inadeguata all'amore
di Laurence Olivier. Anche la Du Maurier ne era convinta e ha scritto
pagine avvincenti, che un tempo si etichettavano come letteratura "per
signore". Beate le signore, mi sentirei di dire... Sir Alfred ne era
ghiotto. Con meno fortuna aveva già portato sullo schermo un altro testo
della scrittrice, La taverna della Giamaica e, a sorpresa,
nel 1963, prese spunto una short story per uno dei suoi film più
intriganti: Gli uccelli.
Pare che all'origine ci fosse un fatto vero: uno stormo di volatili
"impazziti" che si scagliavano all'improvviso sulle persone. Ma nel
passaggio dalle brume della Cornovaglia al sole della California, la
prima cosa che scompare è il riferimento alla realtà: Hitchcock non sa
che farsene della cronaca. Né pensa, come qualcuno ha osato dire, a un
"incubo ecologico". Al maestro non passa nemmeno per la testa la
possibilità concreta di una guerra di pennuti contro umani. Anzi,
proprio perchè gli uccelli rappresentano il meno sospettabile dei
pericoli, diventano cinematograficamente il più efficace e spaventoso.
"Non avrei fatto il film - ha detto a Truffaut - se si fosse trattato di
avvoltoi o falchi da preda: quello che mi è piaciuto del racconto è che
si trattava di uccelli ordinari, di uccelli di tutti i giorni". C'è il
suo credo di narratore in questa affermazione. Hitchcock ama mettere in
tavola le proprie carte, esce alla luce invece di nascondersi
nell'ombra, fa nascere l'inquietudine da ciò che passa inosservato, crea
l'incubo dalle cose che stanno a portata di mano.
Nel film, tra le tante, è una sequenza magistrale: quando Tippi Hedren
aspetta davanti alla staccionata della scuola, col coretto dei bambini
sottofondo. Alle sue spalle, come per caso, si vede un uccello che va a
posarsi su un'impalcatura di ferro. Poi lei si accende una sigaretta.
Stacco: ora sull'impalcatura gli uccelli sono tre e un altro li
raggiunge. Primo piano (lungo) dell'attrice che fuma e si guarda intorno
nervosa. Segue con gli occhi un piccione che sta volando verso
l'impalcatura dove (lo scopriamo insieme a lei) ora di uccelli ce ne
sono a centinaia e fra poco si avventeranno sugli scolaretti. Questo si
chiama cinema.
Gianni Amelio,
(Regista)
- (Tratto dalla rivista Film-TV n.29 del 23/07/2006)
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Quello che c’è là
fuori
Tutto ciò che si può dire a proposito di “Gli uccelli” è
che la natura può essere tremenda, se ci si scherza. Guardate quello che
ha fatto l’uranio, quando l’uomo l’ha estratto dal terreno, Gli
uccelli mostra i pericoli della natura, perché non c’è dubbio
che se milioni di uccelli decidessero di attaccare le persone agli
occhi, avremmo il Regno dei ciechi del racconto di H.G.
Wells. L’uomo è indifeso di fronte ad un flagello. Prenda l’idea
della gente che è rinchiusa in una casa, durante gli attacchi degli
uccelli, senza sapere cosa fare… lo ha mostrato la finestra che si apre
e il giovane che si affretta a richiuderla, per spiegare al pubblico
cosa c’era fuori. Altrimenti, avrei richiesto troppo alla sua
immaginazione. Perciò, ho dato un piccolo saggio: ombre bianche si
avvicinano alla sua mano e la fanno sanguinare: In questo momento sto
dicendo: “Spettatori, questo è ciò che c’è fuori” . Soltanto che
fuori di uccelli ce ne sono milioni, non soltanto i due che ho mostrato.
La gente, in quella sequenza, è indifesa come quella sotto i
bombardamenti aerei. L’idea mi è venuta da lì. Ho vissuto l’esperienza
dei bombardamenti, a Londra: le bombe cadute, i cannoni della contraerea
sparano e tu corri a perdifiato senza sapere dove andare. Dove puoi
ripararti? Non puoi andare nei sotterranei. E’ da codardi. Si è
intrappolati! In questo film ho affidato un compito particolare a Tippi
Hedren. Il suo volto è stato usato per registrare delle impressioni,
perché la storia era narrata dal suo punto di vista. In altre parole,
quando duemila passeri entrano in casa, la madre ha una crisi: lei non è
la donna forte che pensavamo fosse. Allora è la ragazza che la guarda.
Le espressioni della ragazza sono importanti. La si vede guardare questa
donna e dire: “Penso che sia meglio che mi fermi qui questa notte”.
Fino a questo momento non dice una parola, ma sono i suoi sguardi a
parlare prima, in termini visivi.
Alfred Hitchcock,
(Sullo stile, “Cinema”, agosto-settembre 1963)
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